Se esistesse solo quello che viene conosciuto, allora ciò di cui si sono perse le tracce, fosse anche il peggiore dei delitti, non sarebbe mai esistito. Si potrebbe riprodurre questo ragionamento a proposito della percezione: se la percezione non contasse e contassero solo gli schemi concettuali, allora ogni evidenza potrebbe essere negata. Non si tratta in alcun modo di tornare alla percezione come verità, perché l'esperienza degli inganni sensibili, o del fatto che può essere vero anche ciò che non percepiamo, è troppo ovvia per chiunque. Ma di sapere che, per nostra disgrazia ma soprattutto per nostra fortuna c'è sempre qualcosa, lì fuori, che ci sorprende e che resiste, eccedendo i nostri schemi concettuali e i nostri apparati percettivi, e ci assicura che il mondo vero non è diventato una favola, cioè anzitutto che il male e il bene non saranno dimenticati o confusi.
Maurizio Ferraris
dal saggio Bentornata realtà
La percezione avviene quando riceviamo stimoli dal mondo esterno in maniera attiva e quindi li riordiniamo, li rielaboriamo e diamo loro anche un significato soggettivo. Dunque, non dobbiamo restare passivi di fronte a ciò che ci accade ma dobbiamo cercare di dare un senso ad ogni evidenza, ponendoci delle domande e cercando di elaborare delle risposte. Inoltre non si deve essere passivi di fronte alle percezioni altrimenti non impareremo nulla da quello che accade intorno a noi poiché credo che ogni cosa avvenuta è importante per imparare dai nostri errori. Nonostante questo, non dobbiamo distoglierci dal mondo vero poiché non diventerà mai una favola; il bene e il male sono due entità che coesisteranno sempre nel mondo e quindi non si mescoleranno mai e nessuna delle due trionferà del tutto sull'altra.
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