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Giustizia e società



CHE COS'E' LA GIUSTIZIA?









Il sentimento di giustizia è così universalmente connaturato all'umanità da sembrare indipendente da ogni legge,  partito o religione

Voltaire


Diritti Umani e non-violenza
a cura di Pia Vacante
Storie di 4 Angeli che non hanno mai smesso di lottare per l'umanità.
Aung San Suu Kyi, Shirin Ebadi, Mahatma Gandhi, Tenzin Gyatso
(14° Dalai Lama)

"La pace del nostro mondo è indivisibile. Fino a quando le forze negative  avranno  la  meglio sulle forze positive ovunque, siamo tutti a rischio. Ci si può chiedere se tutte le forze negative possano mai essere rimosse. La risposta è semplice: <No!> E’ nella natura umana di contenerle entrambe, sia quelle  positive che quelle negative. Tuttavia, è anche nella capacità dell’uomo di lavorare per rafforzare i lati e minimizzare o neutralizzare quelli negativi. La Pace assoluta nel nostro mondo è un obiettivo irraggiungibile. Ma si tratta di un obiettivo  verso il quale dobbiamo continuare a camminare, gli occhi fissi su di esso  come un viaggiatore in un deserto fissa gli occhi sulla stella che lo guida e che  lo porterà alla salvezza. Anche se non riusciamo a realizzare una pace perfetta sulla terra, perché la pace perfetta non è di questa terra, sforzi comuni per ottenere la pace  uniranno individui e  nazioni in fiducia e amicizia e contribuiranno a rendere la nostra comunità umana più sicura e più generosa".
Aung San Suu Kyi

Il personaggio di Aung San Suu Kyi viene presentato
da alcuni alunni della classe 4° G



Aung San Suu Kyi
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LO STATO IN HEGEL:
libertà positiva o libertà negativa?

post di Ylenia Scarpignato
classe 5 B


La posizione filosofica di Hegel in merito ai rapporti sociali economici istituzionali (eticità) è stata oggetto della critica di molti intellettuali. Hegel innanzitutto si preoccupa di definire lo Stato , in modo da consegnarne un’idea chiara e unitaria. Esso è incarnazione della libertà sulla quale si fonda la convivenza fra gli uomini. Il filosofo di Stoccarda rifiuta il contrattualismo, poiché non è possibile paragonare lo stato all’espressione della volontà comune che trova realizzazione in un contratto; afferma piuttosto che sia lo stesso stato, già esistente (preesistenza dello stato), a plasmare i cittadini. È proprio questo aspetto che viene preso di mira e in particolare: i marxisti oppongono all’istanza hegeliana l’idea che sia la società a fondare lo stato, mentre i liberali proseguono accusando il filosofo di aver dato spunto ai regimi totalitari del XX secolo. “Nella prospettiva dell'organicismo, lo stato è simile al corpo dell’uomo” afferma Norberto Bobbio, in questo senso il corpo politico, così come quello umano, soffre di malattie, delle quali la peggiore è la discordia . E’ compito dei governanti pertanto intervenire per mezzo della concordia affinché allo stato venga garantita l’unità delle sue parti che adempiono alle proprie funzioni per la vita dell’intero. Anche Nicolai Hartmann interviene evidenziando il cosiddetto organicismo hegeliano. Per alcuni aspetti penso: Se solo Hegel fosse stato un nostro contemporaneo! Siamo riusciti ottimamente nella stesura della Carta Costituzionale, ritenuta tra le più ricche al mondo, ma non si riesce poi nella banalissima azione di riconoscimento della dignità dell’uomo. E pensare che siamo figli del Terzo Millennio! In seguito a questa breve ma dovuta digressione, mi preme proporre un secondo momento di riflessione che riguarda la famiglia e la libertà. La famiglia è il primo momento dell’eticità, il più “immediato e di conseguenza il meno intriso di spirito”. Essa è un concetto di tradizione aristotelica: il filosofo greco infatti riteneva che dalla famiglia si sviluppasse la realizzazione della polis. La famiglia è anche un nucleo che si compone di persone universali, ossia identiche tra loro e libere, che dunque conformano la propria volontà a quella della legge. Sembra che fin qui il pensiero hegeliano non faccia una piega: lo stato incarna la libertà di cui il cittadino usufruisce. Tuttavia Hegel stesso coglie la complessità del concetto appena espresso: bisogna intendere lo stato come arbitrio della libertà o la stessa libertà come libertà dallo stato? In realtà il filosofo tedesco precisa: lo stato gode di una libertà, che verrà poi chiamata positiva, la quale gli consente di intervenire nella vita del cittadino tramite le leggi.
Non bisogna tuttavia dimenticare che la sua ingerenza deve salvaguardare la capacità decisionale di ciascun cittadino.

post di Cristina Di Prima
classe 5 B

Lo stato è per Hegel fondamento e fine della convivenza fra gli uomini, luogo in cui si attua effettivamente la loro libertà. A questa posizione si contrappongono altre concezioni filosofiche. Per esempio i liberali contestano a Hegel di aver subordinato l’individuo allo stato, ponendo le basi teoriche dei regimi totalitari del Novecento. Lo stato hegeliano è, in effetti, una rappresentazione dell’organicismo politico, contrapposto all’individualismo. Norberto Bobbio nel testo “Organicismo e individualismo” individua le due diverse concezioni e le esamina. Mentre lo stato organico assicura la concordia delle parti che lo costituiscono (“la malattia mortale del corpo politico è la discordia”), lo stato individualista tutela gli interessi dei singoli. Tuttavia è difficile dire con certezza quale, tra questi due tipi di Stato, sia il migliore. Io credo che in entrambi  ci siano aspetti positivi e negativi. Partendo dallo Stato individualista, possiamo dire che “lo scopo di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili dell’uomo”: così l’articolo 2 della Dichiarazione dell’’89 esprime il fine dello stato. Lo stato individualista dona massima libertà agli individui, che a loro volta sono liberi di agire a modo proprio e sono liberi di confliggere tra loro. Tuttavia questo può generare scontri tra le masse, che possono inasprirsi fino ai più alti livelli, ma possono anche portare a un progresso dell’intero corpo sociale. E’ proprio attraverso lo spirito d’iniziativa dei singoli, l’anticonformismo e l’originalità individuale che la società migliora progressivamente. Lo stato liberale, dunque, pone le sue fondamenta sulla razionalità dell’uomo. Esso offre massima fiducia all’uomo, considerandolo un essere capace di migliorare la società. E’ l’uomo che porta la società al progresso. E’ l’uomo il protagonista di tutto. Tuttavia, nonostante l’uomo sia dotato di razionalità, egli ha bisogno di una guida specifica che possa tracciargli la strada per sviluppare al massimo la propria dimensione razionale.. Ecco che si passa alla concezione (hegeliana) organica dello stato. Lo stato adesso tutela la società intera. E, per far questo, è disposto anche a limitare la libertà degli individui, è disposto a sacrificare l’interesse del singolo per l’interesse della collettività. Ma, sottraendo libertà ai singoli, la collettività potrà mai essere felice e in armonia? La soluzione migliore forse è quella di offrire una guida alla società che non deve mai permettersi di sopraffare ll’individuo. L’individuo ha diritti e doveri e, come tale, deve essere rispettato.
Affinché lo Stato possa diventare pienamente autonomo e guadagnare sempre più la propria rispettabilità, esso deve guidare, quindi, l’uomo attraverso varie istituzioni, tra cui quella scolastica ed educativa.  Ecco allora che si arriva alla conclusione: lo stato di Hegel è uno stato in cui vige la cosiddetta libertà positiva, cioè l’ingerenza da parte dello stato sulla vita e, quindi, sullo sviluppo dell’uomo.

post di Marco Raciti
classe 5 B

Scriveva così Hegel nelle Lezioni di filosofia della storia: <<Nello stato la libertà diventa a sé oggetto esterno,la libertà è realizzata positivamente>>. E’ vero che la libertà si è realizzata nelle leggi e nelle istituzioni, ma notiamo bene che, nella situazione in cui stiamo vivendo, tali libertà vengono messe da parte poiché lo Stato “sta tentando” di risollevarci da un periodo oscuro ma, secondo la maggior parte, lo sta facendo in modo errato, attuando per esempio tagli e riforme assurde nel campo della pubblica istruzione. Hegel parlava nella sintesi dell’eticità (lo stato) che bisogna raggiungere il “bene universale”, ma mi sa tanto che questo scopo che tutti gli stati moderni si propongono di raggiungere venga dimenticato e si agisca solamente a favore dei “più forti”, che nel nostro caso rappresentano coloro che ci governano, i quali attuano riforme che vanno solo a discapito dei “più deboli”, rappresentati invece da noi cittadini. Cosa possiamo fare per affrontare tutto questo? Ci sarà un nuovo “Hegel” che troverà delle vie di scampo?



DEDICATO A GANDHI
post di Roberto Testa
classe 3 H




Gandhi è il simbolo della pace.
Gandhi è l'uomo che con umiltà, con amore, con volontà e con passione, ha portato avanti il suo sogno, il sogno che dovrebbe essere quello di tutti : un mondo pieno di pace e di non-violenza.
Gandhi è il simbolo di una rivoluzione attiva non violenta, che trova aiuto e conforto nella fede in Dio.
Gandhi è sicuro che ogni suo sforzo, ogni suo lavoro non sia stato inutile, seppure non sia riuscito a raggiungere la pace nel mondo.
Gandhi è morto, ma le sue idee sono ancora vive e vivranno fin quando i suoi seguaci vivranno.
Gandhi è un esempio per tutti: non aveva paura della morte, sapeva che tutti saremmo morti prima o poi, per questo lottava per la pace non usando violenza.
Gandhi è colui che ci invita a buttare le armi, a non alzare le mani, ad amare i nostri fratelli.
Gandhi è un filosofo, ma nel contempo un politico che cerca l'indipendenza del proprio paese, sopraffatto dal colonialismo britannico.
Gandhi è colui che ama quello che fa, più della sua vita.
Gandhi è il maestro della PACE

3 commenti:

  1. Condivido pienamente le parole di questa donna, e come ho scritto nel post precedente, riguardante il male e il bene, riconfermo che la pace assoluta nel mondo è una cosa impossibile da conquistare; è già difficile ottenerne una parte, ma bisogna credere fino alla fine nei giusti ideali, nella giustizia, e combattere, come ci hanno insegnato GRANDI UOMINI, ad esempio Ghandi, i giudici Falcone e Borsellino, la stessa Aung San Suu Kyi, e tanti altri, che hanno combattuto e talvolta sono morti per ottenere la pace e la giustizia. Io credo che avendo più fiducia in noi stessi e nei nostri mezzi, possiamo "creare" una buona parte di pace nel mondo.

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  2. Roberto ha ragione, la fiducia nel buon operato dell'uomo è fondamentale per proseguire sulla strada della pace. A questo aggiungerei il rispetto per la dignità dell'essere umano, a cominciare dalle semplici pratiche di vita quotidiana.

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  3. Norberto Bobbio affronta il tema dell’antitesi tra organicismo e individualismo dello Stato, muovendo la propria riflessione dalle finalità e dai compiti che esso ha nei confronti della società.
    Adottando la concezione organicistica dello Stato, esso viene inteso come organismo unitario, composto da un insieme di parti, ciascuna con specifiche funzioni, finalizzate al funzionamento dell’intero organismo.
    Il fine dello Stato organico è pertanto quello di garantire l’unità del tutto, evitando scissioni di carattere ideologico al suo interno.
    Per quanto concerne, invece, la prospettiva individualistica, si pone a fondamento dello Stato l’individuo.
    Il fine dello Stato è qui, contrariamente al caso sopra elencato, quello di garantire uno sviluppo quanto più possibile libero delle singole parti. Ciò comporta inevitabilmente il rischio di scissioni e confliti interni, che vengono tuttavia concepiti come momenti fondamentali e propulsori del progresso.
    Personalmente, prediligo maggiormente la seconda concezione dell’ Istituzione Statale, in quanto credo profondamente nella forza motrice del confronto tra le idee e della diversità.
    Adottare punti di vista differenti, considerare le molteplici sfaccettature della realtà, è l’obiettivo di uno Stato progressivo, che riflette la volontà dei propri cittadini: non è lo Stato per l’individuo ma l’individuo per lo Stato.
    Tuttavia credo sia necessario, perché la realizzazione di questa concezione dello Stato avvenga in modo compiuto, essere cittadini consapevoli di non dover adottare il proprio come punto di vista assoluto della realtà. In tal caso, infatti, il confronto tra le ideologie diventerebbe uno scontro fine a se stesso.

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